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Elso Simone Serpentini "Enrico
Sappia davanti all'Alta Corte di Blois", Artemia Nova Editrice, 2022, pp.
448,
Euro 30.00
Da
lunedì 18 luglio a lunedì 8 agosto 1870 venne celebrato a Blois, capoluogo del
dipartimento del Loir-et-Cher, nella regione del Centro-Valle della Loira, un
processo nel quale davanti all'Alta Corte, presieduta dal vecchio barone
Zangiacomi (“un
vecchio coccodrillo che aveva perseguitato i repubblicani sotto Luigi Filippo,
poi sotto tutta la repubblica del 1848 e continuava a perseguitarli sotto
l'Impero”)
comparvero 72 imputati, accusati di diversi crimini: 47 erano le imputazioni di
attentato alla sicurezza dello Stato e di attentato alla vita dell'Imperatore
Napoleone III, 23 di attentato alla sicurezza dello Stato, 3 di banda e forza
armata e di saccheggio, 1 di tentativo di quest'ultimo crimine, 1 di omicidio e
1 di tentato omicidio.
Il processo, giunto al termine di una complessa istruttoria, successiva alle
rivolte parigine dell'8 e del 9 febbraio di quello stesso anno, si celebrò, in
numerose udienze, negli stessi giorni in cui il Secondo Impero andava
disfacendosi in seguito alle sconfitte militari dell'esercito francese sotto i
colpi di quello prussiano. Le condanne furono pesanti, ma poi rese nulle ed
inefficaci dopo la decisiva sconfitta di Napoleone III a Sedan e la sua caduta.
In mancanza di atti ufficiali - il processo di Blois è il solo processo politico
del XIX secolo di cui gli Archivi Nazionali francesi non conservano il fascicolo
- vengono ricostruite le fasi delle numerose udienze sulla base dei resoconti
giornalistici, soprattutto la Gazette
des Tribunaux, l'Avenir,
il Journal
de Loir-et-Cher, Le
Pays, Le
Constitutionnel,
e di alcune fonti indirette.
Tra gli imputati processati e condannati a Blois, figurava il nizzardo Enrico
Sappia (1833-1906), che aveva preso parte alle rivolte parigine, aveva
organizzato banchetti rivoluzionari e aveva agito anche sulla stampa di
opposizione quale agente in Francia di Giuseppe Mazzini. Nel processo, la sua
figura e il suo ruolo furono controversi, non sfuggendo al clima di reciproci e
generalizzati sospetti che induceva a vedere in ciascuno degli altri co-imputati
una spia al soldo dell'Impero, come i tre che avevano dato il via alle indagini
con le loro denunce.
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