LA CITTA' DEI RICORDI

di Elso Simone Serpentini

Il giovane cronista

 

   - Teramo si spopola d’estate - disse il Giovane Cronista.

   Stavano preparando l’ultima edizione del giornale e faceva un gran caldo. Il Direttore non sapeva più come rinfrescarsi. Aveva aperto la finestra e continuava a farsi vento con un cartoncino.

   - Ricchi e benestanti lasciano la città e fuggono dalla canicola afosa - disse poi a sua volta, mentre il Giovane Cronista correggeva alcune bozze.

   - A Teramo la vita è come se si fermasse. E non riprenderà che ai primi di ottobre - aggiunse il Direttore.

   - Già il mese di luglio segna un’evoluzione, un cambiamento della vita cittadina.

   - Hai ragione, mio giovane amico. E’ sempre stato così. Te lo dice il tuo Direttore che, purtroppo, può avere il ricordo di una serie lunghissima di anni prima di questo 1912.

   - Molta parte della gente che quest’inverno gremiva le sale dei maggiori ritrovi cittadini è andata in campagna e al mare.

 

   - Quelli che se lo possono permettere. Bene per chi può farlo - commentò ancora, con un sospiro, il Direttore. Poi chiese a bruciapelo:

   - Sai chi è che non se lo può permettere mai?

   - No Direttore. Chi è?

   - Il giornalista.

   Il Giovane Cronista sorrise. Il Direttore aveva voglia di fare una delle sue solite lezioncine… Non si sbagliava. Infatti, con tono filosofeggiante, il Direttore prese a spiegare:

   - Il giornalista non riposa mai. E’ l’uomo che non conosce vacanze, che non può conoscere riposi ed oblii. Vigile sentinella degli avvenimenti, rimane al suo posto.  

   - Che sarà? Un eroe? - chiese con tono ironico e divertito il Giovane Cronista.

   - C’è poco da essere ironici, mio giovane amico - rispose, quasi seccato, il Direttore – Il giornalista è un eroe! E infatti il pubblico esige da lui il sacrificio quotidiano del pensiero e dell’attenzione a quanto si svolge fra gli avvenimenti del mondo.

   - Anche d’estate!

   - Certamente. Anche d’estate, quando il calore diminuisce le energie, abbatte il fisico e la mente reclama il suo riposo.

   Il Direttore aveva smesso di sventolarsi. Si era cacciato indietro sulla sedia, era tutto sudato e sbuffava. Sembrava in preda ad una grande sofferenza. Poi disse ad un tratto:

   - Perfino la classe operaia può concedersi un periodo di quiete, in estate. Il giornalista no! Il giornalismo è inesauribile. Si esaurirà soltanto con la fine degli uomini e delle cose. Il giornalismo segna dal levare al tramonto del sole il rapido succedersi di quanto avviene di bene e di male, di brutto o di bello, quaggiù.

   - Quaggiù… vuol dire sulla terra?

   - E dove se no? La società reclama il notiziario, il commento, l’analisi degli avvenimenti….

   - Anche d’estate…

   Il tono del Giovane Cronista era ancora ironico e quasi irrispettoso. Il Direttore se la prese a male. Sbuffando ancora e prendendo ad asciugarsi il sudore che gli colava dalle tempie, replicò:

   - Giovanotto! L’estate segna l’esodo di una grande parte di persone, anche fra le più diseredate. Non segna però la sosta della storia e il giornalista…

   - Fare il giornalista dà una grande soddisfazione… – provò a dire, con timidezza il Giovane Cronista.

   - Da un’illusione di soddisfazione – lo corresse il Direttore – In realtà un grande sacrificio. Lo scrittore di gazzette non è padrone nemmeno dei suoi sentimenti e della sua esistenza privata. Deve soffocare tutto nel cuore e nel principio di un altissimo dovere che gli incombe.

   - Non esageriamo.

   - Non esagero affatto! Deve scrivere quando la mente rifugge dalla carta e dal pensiero. Deve obliare sovente per ore le cose più dolorose o le più dolci della sua vita. Viene strappato da una forza superiore alla sua volontà alla sua famiglia, agli affetti, alla pace e al riposo, anche d’estate, quando più si sente il bisogno di queste cose.

   - Mi arrendo – rispose ancora con ironia il Giovane Cronista.

   - Non vedo l’ora che arrivi la sera - continuò il Direttore - Per chi deve restare a Teramo d’estate non resta che godersi il fresco serale nella nostra Villa Comunale, bere una gustosa bibita e ascoltare la buona musica dell’orchestrina che è stata da poco riformata.

   - A proposito, chi l’ha costituita?

   - Luigi Romani, quello che sta sempre all’Albergo del Pellegrino. "Orchestrina Iris" l’ha chiamata.

   - Dovrò andare a sentirla.

   - Leopoldo Fioravanti ha avuto veramente una buona idea, quando ha pensato di creare nella Villa un magnifico luogo di ritrovo, un caffè concerto degno di questo nome. Dovresti vedere quanto sono belle le sale del primo e del secondo piano! Sempre affollate! Ah! Nelle sere e nelle notti a Teramo c’è un fresco delizioso! La nostra Villa è un vero incanto.

   - A parte il fresco – chiese il Giovane Cronista – che cosa avete gradito di più ultimamente?

   - Certamente lo spettacolo aviatorio che si è tenuto in piazza d’armi… - sghignazzò il Direttore.

   - Ma ci sono stati feriti a decine!

   - Sì, ma non gravi. E il vedere quella macchina volante fare un giro verso la vallata del Tordino e poi tornare indietro vinto dal vento e fracassarsi sulla pista contro lo steccato… mentre la folla scappava da ogni parte… e poi vedere uscire ammaccato ma incolume il pilota, vederlo salire barcollante sulla Lancia di Felicipelo e allontanarsi tra gli applausi del pubblico… ah! E’ stato uno spettacolo emozionantissimo.

   - Volete sapere, invece, che cosa ho gradito di più io?

   - Cosa?

   - Lo spettacolo pirotecnico dei Valloni alla festa del due luglio. So che voi non lo avete visto e vi siete perso una cosa che non dovevate perdervi. La macchina rappresentava una fortezza turca presa tra due fuochi dalla navi italiane. Il bombardamento fu ad effetto. Che spettacolo, quando il forte venne ridotto all’impotenza, le navi si avvicinarono e fecero porre sul forte la bandiera italiana!

   - Sei un guerrafondaio, amico mio. E io muoio dal caldo. Tu no?

   - Io no. Non almeno dopo aver dovuto sentire tutto l’intervento di Albi in consiglio comunale.

   - Perché che c’entra questo con il sentire caldo o freddo?

   - Si vede che non avete mai sentito un intervento del consigliere Albi. L’ultimo, per chiedere di collegare le frazioni alla rete telefonica urbana, è stato inarrivabile, credetemi…

* Il colloquio è immaginario, ma illustra con la massima precisione i contenuti esposti in alcuni articoli pubblicati nel mese di luglio 1912 dal "Corriere Abruzzese", diretto da Tommaso Bruno Stoppa.

indice